Se
alle parole vogliamo dare il loro giusto significato allora è bene
che chiariamo le differenze tra “capitalismo” e “liberismo”.
Pur se per lungo tempo sono stati considerati sinonimi le differenze
storiche e filosofiche tra le due scienze economiche sono profonde e
nette. Per il capitalismo il capitale è l'unica legge che conta. Chi
ne possiede di più trova delle autostrade aperte ad ogni sua
iniziativa. Il mondo, il Nuovo Ordine Mondiale prefigurato da un
capitalista puro è quello in cui sempre più pochi hanno diritto ad
avere tutto e il rimanente della popolazione mondiale sguazza nella
propria debolezza, incompetenza, assenza di virtù e stupidità. Il
liberismo propugna l'abbandono da parte dello Stato di tutte quelle
attività che “possono essere oggetto di iniziativa privata e
d'impresa”. La vera ed unica parola d'ordine del liberista lo è la
competizione. Riconoscendo all'impresa un suo ruolo determinante
nella fondazione della società teorizza un mercato che si
autoregolamenta in funzione dei bisogni dei consumatori ricavando da
essi lo stimolo ad una produzione quantitativa e di qualità. Nessun
liberista propugnerebbe l'esistenza di un oligopolio o di un
monopolio, così come la sostituzione dello Stato in quelle
caratteristiche che gli sono proprie (la Difesa, ad esempio). Lo
spartiacque tra le due filosofie economiche si è avuto con la seria
applicazione della legge Antitrust e Theodore Roosevelt (che era
liberista). Egli intraprese fin dal 1902 la “rottura dei monopoli”
riprendendo i termini della “Sherman Antitrust Act” (la prima
legge Americana sull’antitrust del 1890), dando vita alla prima
causa di successo sull’antitrust contro la Northern Securities
Company e guidò l’attacco ad un gran numero di altri monopoli. Nel
1935 il presidente F. Delano Roosevelt, sotto la pressione dei gruppi
antimonopolistici, cercò anche di limitare il potere delle grandi
concentrazioni industriali: nel 1935 fu approvato il Public Utilities
Holding Companies Act, che prevedeva fra l'altro lo smantellamento di
alcune holding finanziarie, e una legge fiscale per l'introduzione di
un'imposta progressiva sui profitti delle società. Nel 1938 fu
istituita presso il ministero della Giustizia l'Antitrust Division.
Diamo, dunque, alle cose il loro giusto nome oppure stiamo facendo
manipolazione politica. Nulla di sbagliato ma almeno confessiamolo
candidamente.
Pier Giorgio Tomatis
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