lunedì 13 aprile 2015

Neocon e non Neolib





Se alle parole vogliamo dare il loro giusto significato allora è bene che chiariamo le differenze tra “capitalismo” e “liberismo”. Pur se per lungo tempo sono stati considerati sinonimi le differenze storiche e filosofiche tra le due scienze economiche sono profonde e nette. Per il capitalismo il capitale è l'unica legge che conta. Chi ne possiede di più trova delle autostrade aperte ad ogni sua iniziativa. Il mondo, il Nuovo Ordine Mondiale prefigurato da un capitalista puro è quello in cui sempre più pochi hanno diritto ad avere tutto e il rimanente della popolazione mondiale sguazza nella propria debolezza, incompetenza, assenza di virtù e stupidità. Il liberismo propugna l'abbandono da parte dello Stato di tutte quelle attività che “possono essere oggetto di iniziativa privata e d'impresa”. La vera ed unica parola d'ordine del liberista lo è la competizione. Riconoscendo all'impresa un suo ruolo determinante nella fondazione della società teorizza un mercato che si autoregolamenta in funzione dei bisogni dei consumatori ricavando da essi lo stimolo ad una produzione quantitativa e di qualità. Nessun liberista propugnerebbe l'esistenza di un oligopolio o di un monopolio, così come la sostituzione dello Stato in quelle caratteristiche che gli sono proprie (la Difesa, ad esempio). Lo spartiacque tra le due filosofie economiche si è avuto con la seria applicazione della legge Antitrust e Theodore Roosevelt (che era liberista). Egli intraprese fin dal 1902 la “rottura dei monopoli” riprendendo i termini della “Sherman Antitrust Act” (la prima legge Americana sull’antitrust del 1890), dando vita alla prima causa di successo sull’antitrust contro la Northern Securities Company e guidò l’attacco ad un gran numero di altri monopoli. Nel 1935 il presidente F. Delano Roosevelt, sotto la pressione dei gruppi antimonopolistici, cercò anche di limitare il potere delle grandi concentrazioni industriali: nel 1935 fu approvato il Public Utilities Holding Companies Act, che prevedeva fra l'altro lo smantellamento di alcune holding finanziarie, e una legge fiscale per l'introduzione di un'imposta progressiva sui profitti delle società. Nel 1938 fu istituita presso il ministero della Giustizia l'Antitrust Division. Diamo, dunque, alle cose il loro giusto nome oppure stiamo facendo manipolazione politica. Nulla di sbagliato ma almeno confessiamolo candidamente.
Pier Giorgio Tomatis

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